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I giocattoli non hanno sesso

by Giada Lopresti

Essere bambini vuol dire moltissime cose.
Alcune tra queste sono la semplicità, l’innocenza, la sincerità ma soprattutto il poter vedere il mondo per quello che è realmente e non per quello che gli adulti plasmano secondo canoni delle volte troppo distinti e definiti. E oggi, con questo post, ve lo voglio raccontare grazie all’aiuto di Cicciobello Bebè Bellissimo che è stato pensato appositamente per la prima infanzia e consigliato soprattutto per i bimbi e le bimbe dagli zero mesi.

Essendo mamma di tre maschietti mi sono ritrovata spesso nel dover spiegare, soprattutto al più grande dei tre, le differenze che immancabilmente vengono fatte notare tra i maschi e le femmine. Differenze nate dalle basi: il rosa e l’azzurro.
Perché è quasi inevitabile che noi genitori, fin dai primi giorni di vita dei nostri figli, tendiamo ad associarli ad un colore considerato di riferimento. Vuoi per far si che non ci chiedano di continuo se nostro figlio è un maschio o una femmina e vuoi perché tanto, nella maggior parte dei casi, anche vestirli di tutto punto in un quasi malinconico monocolore porta spesso lo stesso alla fatidica domanda che serve a dover dichiarare esplicitamente cosa si nasconde sotto il pannolino (come se i colori dell’abbigliamento non fossero già abbastanza espliciti).

Scene viste e riviste di continuo dove la domanda “è un maschietto?” viene posta davanti a gonnelline, pizzi e merletti mentre l’opposta “ma è una femminuccia?” prende voce tra orsetti blu e righe azzurre.
C’è da chiedersi però perché, crescendo, anche per le bambine vengono proposti colori prettamente associati ai bambini di sesso maschile (il blu e l’azzurro in primis) mentre, per questi ultimi, il rosa diventa un tabù.

Un tabù considerato tale solo per i genitori.

Se dessimo infatti ai nostri bambini una scelta libera dai pregiudizi e da quello che viene costantemente inculcato loro, sono certa che anche il rosa e le sue sfumature farebbero parte della gamma di colore dedicata ai bambini.
Lo dico con consapevolezza perché io l’ho fatto con i miei bimbi.

Ho dato ai miei figli la possibilità di scegliere sempre cosa fosse più adatto a loro fin da quando il mondo ha iniziato ad imporgli delle strade prefissate.
Ho regalato loro una cucina giocattolo, gli ho permesso di poter guardare cartoni animati prettamente femminili davanti ai quali si sono entusiasmati e divertiti.
Ho acquistato per loro carrelli della spesa, perché figure donna e bambolotti di plastica per giocare a fare i genitori. Bambolotti che si sono rivelati una vera e propria manna dal cielo durante i nove mesi della mia ultima gravidanza.

Sono stati una salvezza perché per loro (soprattutto per il più grande) era un modo per allenarsi sul cosa e come fare fino a che non sarebbe arrivato il nuovo fratellino. E proprio grazie a quei bambolotti ho scoperto in anteprima alcuni dei lati più dolci e teneri dei miei bambini.

Li ho osservati mentre per finta cercavano di cambiare un pannolino mettendo poi realmente nella lavatrice quei vestiti che nella loro fantasia si erano sporcati per colpa di un rigurgito.
Li ho visti prendersi cura di un qualcosa di inanimato come se fosse un bambino vero scrutando in loro dei potenziali meravigliosi genitori.

Tutte scene che poi ho avuto il piacere di rivivere quando il fratellino ha deciso che fosse finalmente arrivato il momento di conoscerci.

Spesso mi sono sentita dire: “ma i bambolotti sono per le bambine!”

Ma da una mamma che invece di giocare con le bambole e i trucchi preferiva di gran lunga passare il suo tempo tra Cavalieri dello zodiaco, Power Ranger e Batman non ci si poteva di certo aspettare che in casa nostra le cose fossero andate decisamente contro corrente.
Un contro corrente per gli altri ma la normalità per i bambini.

Ecco perché avendo insegnato ai mei bimbi più grandi che non devono mai esserci differenze di sesso in nulla e dopo aver fatto si che si sentissero sempre a loro agio davanti a qualsiasi cosa loro piacesse sia che fosse stat considerato da maschio e sia che lo fosse stato da femmina, per coerenza non avrei potuto non scegliere la stessa strada anche per il più piccolo di loro.

Lui che, come è normale che sia, imita in ogni cosa i suoi fratelli maggiori.
Lui che pende costantemente spunto da ogni loro gesto, ogni loro azione e ogni loro movimento.
Lui che per carattere si sta dimostrando già molto dolce e sensibile sapevo che, esattamente come i suoi due migliori esempi, non mi avrebbe affatto deluso.

Il suo approccio con i giocattoli è iniziato come quello di tutti i bambini: con curiosità e tanta voglia di scoprire. Con l’unica differenza che non ha mai posseduto dei veri e propri giochi tutti i suoi.
Tutto quello che ha piano piano conosciuto è stato tramandato di fratello in fratello sia perché non ha mai avuto l’esigenza di possedere ulteriori giochi e sia perché dal livello base dal quale sarebbe dovuto partire siamo passati direttamente al livello pro. E un pò per questo mi sono sentita in colpa perché già sovrastimolato dai fratelli avrebbe invece dovuto godersi un pò di più questa fase di scoperte senza saltare nessun entusiasmante passaggio.

E tra un gioco e l’altro l’ho visto sempre molto propenso a voler coccolare tutto ciò che lo circondava. Fossero state persone o oggetti poco sarebbe importato.

Soprattutto quando vedeva i fratelli andare a letto con il loro pupazzino del cuore lui cercava in qualche modo di imitarli volendo però lo stesso oggetto. Ma nessun bambino abbandonerebbe mai la sua copertina di Linus.

Quando mi hanno parlato di Ciocciobello Bebè Bellissimo mi sono immedesimata a quello che da bambina non ho avuto nonostante le sfinenti richieste e non avendo mai avuto figlie femmine ha fatto si che mi riscattassi grazie ai miei bambini. Ecco perché ho pensato che sarebbe stato il pupazzo giusto per il mio piccolo ometto.
Sia per la sua età (poco più di un anno) e sia per la una voglia di avere sempre con se qualcosa da poter abbracciare, questo nuovo bambolotto sarebbe stato perfetto per riuscire a sfatare del tutto quello che in molti mi hanno sempre criticato come mamma: comprare ai miei bambini dei giochi “da femmina”.

Quale bambina non ha mai avuto un Cicciobello (tranne la sottoscritta)? Quasi nessuna. E quanti bambini invece hanno mai giocato con questo pupazzo? Probabilmente non molti. Eppure, ricordo, Cicciobello è sempre stato azzurro.
Lo è sempre stato da che ne ho memoria. E perché quindi non dovrebbe essere un gioco anche per bambini?

Enea ne ha uno. Lo adora, lo coccola e spesso cerca persino di fargli fare la nanna.
Lo stringe forte a se perché morbidissimo come un doudu e lo mette in bocca in continuazione perché profuma di buono. Lo ama nel vero senso del termine perché non conosce differenza tra i giochi, differenze che spero possa imparare il più tardi possibile.

Sono andata contro per l’ennesima volta a pareri discordanti in merito a quali sono i pregiudizi della vita, permettendo anche al terzo dei miei bambini di poter godere di attimi di felicità grazie ad un semplice bambolotto che però, per lui, potrà essere anche molto di più in diverse e numerosi occasioni.

perché i bambini non vanno privati della possibilità di esprimersi e di esprimere.

Questa è la scelta che voluto fare per i miei figli e per il loro futuro certa di essere già in qualche modo riuscita ad insegnarli che nessuno è diverso e che tutto si può fare se lo desidera. E se ancora non dovessi essere riuscita in questo intento, sono comunque certa di essere sulla buona strada.

 

<Post in collaborazione con Cicciobello>
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3 comments

Federica 23 Novembre 2017 - 11:45

Da mamma di tre maschietti (uno di quasi due anni e due gemellini di 4 mesi) posso solo che condividere pienamente il tuo pensiero. Andare “controcorrente” sempre quando il fine è lasciare la piena libertà ai nostri figli di esprimersi…il loro è un mondo meraviglioso…lasciamo che ce lo mostrino in tutte le forme e colori !!! Grazie x lo spunto…non avevo pensato al Ciccio bello…sarebbe proprio utile al più grande…x far pratica coi fratellini 🙂

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Sonia 5 Agosto 2019 - 11:34

Condivido perfettamente il tuo pensiero, noi stiamo seguendo l’educazione Montessoriana, ho un bimbo e cerchiamo di farlo giocare con tutto !!! Non esiste limite al gioco e non esiste gioco da femmina e gioco da maschio … Anch’io ho sempre giocato con quei giochi che venivano considerati “da maschi”, esempio macchinine, soldatini, ecc … Giocavo anche con le bambole, però i miei non mi hanno mai “limitata” ed è questo quello che molti genitori dovrebbero capire … Limitrare un bambino a determinati giochi è come tarpare le ali ad una farfalla. I bambini non hanno pregiudizi e non sanno cosa significhi “da femmina” o “da Maschio”, non esiste questa cosa ed ancora oggi pur vivendo nel 2019 ci sono questi pregiudizi … Viva la libertà di gioco !!!

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Giada Lopresti 23 Maggio 2020 - 16:46

Non avrei potuto spiegarlo meglio 🙂

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