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La Riviera con i bambini: Hotel King Marte Village

by Giada Lopresti

Era febbraio quando ricevetti una mail.
Una mail come tante ne ricevo ogni giorno ma che, almeno quella volta, era molto di più di un semplice messaggio.

Mi scrisse una ragazza. Una ragazza che si descrisse e descrisse ciò che voleva dirmi trasformando le sue parole in moltissime righe dove, tra queste, c’era un invito per me e per tutta la mia famiglia nel visitare una parte di Italia che, almeno fino a quel momento, non avevo mai visto: la Romagna.

È così che è iniziato tutto.
Nei freddi mesi invernali, si avviava un progetto pieno di incognite ma che ero curiosa di vivere sia per me stessa che per poterlo raccontare agli altri. Un progetto che ha preso forma di giorno in giorno realizzandosi e concretizzandosi a giugno.
Il 6 giugno. Giorno in cui, per la seconda volta in vita mia, nel giro di una sola settimana, misi piede in questa bellissima parte di Italia.

Io e i miei bambini quella mattina partimmo di casa all’alba.
Il volo era previsto per le nove del mattino e io, insieme a loro, non vedevo l’ora di arrivare.

Atterrammo a Bologna e, dopo esserci rinfrescati con un bicchiere d’acqua, imbarcammo sull’auto che ci avrebbe portato a destinazione. Di quel tragitto ricordo a pieno ogni cosa: l’autostrada piena di auto che sfrecciavano verso ogni dove, le lunghe distese di campi che costeggiavano le strade e le milioni di domande su quelli che sarebbero stati i giorni successivi.
Perché noi, in un albergo, non ci eravamo mai stati.

Arrivati a Lido di Classe respirai subito aria di mare. Un profumo per me decisamente familiare.

Lo annusai a fondo fin dentro i polmoni dovendo aprire gli occhi per rendermi conto che eravamo distanti da casa mille chilometri circa.

Togliemmo le valigie dal bagagliaio, riordinai tutta la truppa di gnomi al seguito e ci avviammo verso la hall.
Da fuori il King Marte dava la sensazione di qualcosa di maestoso, di molto elegante e il meraviglioso ingresso verso la reception confermò assolutamente l’impressione.

Presi le chiavi, ci dirigemmo verso l’ascensore e premetti il tasto numero quattro.
Arrivati al piano era impossibile sbagliarsi su quale stanza avremmo dovuto prendere. Prima porta a destra e subito a sinistra: stanza 903.
Aprì quella porta e rimasi quasi senza parole.

La stanza era al primo impatto molto piccola, quattro letti l’uno vicino all’altro e un quinto che in realtà sembrava mancare. Mi consolai quindi, momentaneamente, con un mini balconcino dalla vista mozzafiato.
Ero stanca, avevo fame e i bambini fremevano per mangiare qualcosa digiuni da un’intera mattina per evitare potessero soffrire di nausee durante il viaggio.

Ci dirigemmo verso il ristorante, prendemmo posto e successivamente mi alzai per servire loro tre.

Non era la prima volta che mi servivo ad un buffet ma non avevo mai visto così grandi quantità e varietà di cibo tutte insieme in una sola volta.

Forse solo al mio matrimonio.

Incredibilmente mangiammo a sazietà rialzandoci indenni da litigi, capricci di varia natura e musi lunghi.
Forse dettati dalla stanchezza, il pranzo fu uno dei più pacifici vissuti da quando sono mamma. Un pranzo solamente in compagnia di tre bambini fissati da sguardi di stupore di altri ospiti nel loro essere terribilmente pacifici.

Portai i due bambini più grandi in spiaggia da un’animatrice. Il lungo viaggio aveva permesso loro di dormire più del dovuto e del riposino pomeridiano non ne volevano nemmeno sentire parlare.
Giocarono per l’intero pomeriggio in spiaggia mentre io ed Enea cercammo ristoro in quella che continuavo vedere come una stanza troppo piccola per noi.

Tra un risveglio e l’altro, sistemai le valigie e tutto ciò che al loro interno c’era ritrovandoci svegli ormai nel tardo pomeriggio.
Recuperai il resto della prole sfinita dal divertimento – ma ancora abbastanza carica per poter eventualmente continuare – salimmo di nuovo in camera e ad uno ad uno facemmo tutti una bella doccia per farci trovare belli e profumati per l’arrivo del papà.
Fu in quell’istante che mi accorsi di quanto in realtà le dimensioni quella piccola stanza fossero assolutamente congeniali alle mie necessità.

Potevo avere tutti sotto controllo.

Loro non potevano scorrazzare liberamente e io ero in grado di potermi distrarre un nano secondo senza rischiare di ritrovarli feriti o litiganti in qualche angolo. E in un’ora fummo pronti. Tutti.

Attendemmo il papà che era ormai praticamente quasi davanti all’hotel e ci riunimmo così: come una famiglia che sembrava non vedersi da venti giorni. Gli stessi che effettivamente ci avevano separato.
Dopo, semplicemente, cenammo insieme. E successivamente al veloce incontro con la serata Luna park organizzata in spiaggia, diedi la buona notte a quel primo giorno di avventura già concluso.

Il risveglio fu speciale.

La sera prima, mentre mi recai per preparare il latte ai bambini, il marito aveva scoperto che uno dei due letti singoli era in realtà una struttura a castello. Questo rese la stanza ancor più accogliente e il buongiorno più divertente.

Andammo a fare colazione e, con immenso stupore di tutti, davanti ai nostri occhi si presentò ogni quasi voglia dolce e salato per ogni tipo di abitudine. Mangiammo fino a scoppiare come se non avessimo mai fatto colazione in vita nostra.

Ci avviamo verso la spiaggia già pronti con borse e costumi e nel tragitto focalizzai meglio tutto quello che il giorno prima mi era sfuggito.
Per arrivare al lido, bisognava attraversare una piccola pineta che separa l’albergo dal mare. Una zona dove i raggi del sole filtrano tra le foglie senza dare fastidio per poi immergersi in una luce meravigliosa riflessa da un’immensa distesa di sabbia e di ombrelloni azzurri pallido e bianchi che arrivano fino ad una ventina di metri dall’acqua.

Non avevo mai visto in vita mia una spiaggia così lunga.

Avevamo l’ombrellone in prima fila e, una volta arrivati, l’unico desiderio era quello di toccare l’acqua con i piedi.

Del mare della Riviera Romagnola non ne avevo mai sentito parlare bene. Dalle descrizioni avute negli anni, me lo immaginavo molto come quello del lido di Jesolo (che confermo essere davvero pessimo): verde, melmoso e con una forte e apparente sensazione di sporco.
Rimasi colpita quando invece, arrivati al bagnasciuga, vidi l’acqua limpida e cristallina. Era così pulita da poter osservare i granchi che camminavano sott’acqua e pesciolini grandi come la capocchia di uno spillo.

Nulla a che vedere con il nostro mare (quello della Calabria) sia chiaro. Ma era bello. Piacevolmente bello.

I bambini iniziarono a correre all’impazzata giocando con l’acqua sotto i miei occhi terrorizzati cosciente che nessuno dei tre sapesse nuotare.
Solo dopo compresi che, in realtà, avrebbero potuto camminare per chilometri senza mai poter avere l’acqua più in alto del giro vita.

In neanche ventiquattro ore trovammo il nostro equilibrio: i bambini scorrazzavano tra l’acqua, la zona ludica e le attività con gli animatori, io e mio marito ci alternavamo nel tenere sotto controllo Enea e lui, che per la prima volta toccava la sabbia con mano, si perdeva per ore a giocare con paletta e secchiello.

Fu così ogni giorno. Ogni giorno ripetemmo la stessa lista di cose, nello stesso ordine e negli stessi orari: sveglia, colazione da re, mare, pranzo esagerato da pennichella, attività varie alternate e splittate nel pomeriggio tra i differenti membri della famiglia, doccia, una cena fenomenale e baby dance. Perché quella non sarebbe potuta mai mancare.
Furono quattro giorni di quasi completo relax che, detto da una mamma di tre figli con tre figli, è davvero un successo.

Alternammo le attività così da poter trasformare quel poco tempo a disposizione in ricordi da custodire e in un’esperienza da raccontare.

Pranzammo in spiaggia. Due volte.
Mangiare sotto un patio in penombra osservando la luce negli spazi aperti con un cielo limpido e il rumore del mare in sottofondo, è stato stupendo.

Conoscemmo persone con cui fare quattro chiacchiere, anche se i migliori furono sicuramente alcuni membri dello staff che hanno saputo viziarci fin troppo e che avrei voluto portare via con noi nemmeno se fossero stati dei cuccioli smarriti.

Ci siamo deliziati con piatti tipici e abbiamo partecipato alle serate per quanto possibile con tre bambini.
In quattro giorni ne abbiamo vissuto anche uno completamente rinchiusi in struttura a causa della pioggia, ma che è stato comunque spassoso soprattutto per i bimbi che hanno trovato modo di svagarsi grazie alla saletta dei giochi e agli stessi incredibilmente pazienti animatori.

Siamo stati in piscina e abbiamo giocato.
Siamo stati i veri protagonisti delle nostre giornate trascorrendo il tempo che ci è stato concesso con spensieratezza. Ed è stata un’esperienza che assolutamente vorrei ripetere.
Questo perché nonostante i servizi impeccabili, è il personale che fa di una struttura un posto in cui voler tornare. E lo staff, tutto, si è saputo superare anche nelle più rosee aspettative.

In quei giorni, quei quattro giorni che confermo essere troppi per riuscire a non affezionarsi e troppo pochi per dover ripartire, ho scattato più foto di quante avrei voluto farne e ho condiviso meno momenti di quanti invece avrei voluto mostrare.

Mi vennero fatte domande. Molte domande dalle persone che mi seguono.

Domande sulla struttura e sui servizi, domande di ogni tipo e natura tra cui, sicuramente,  la più gettonata è stata: “ma non è troppo caro? Ho guardato i prezzi, e mi sembra che effettivamente sia un po’ costoso“.
E sarò onesta: io non ne avevo davvero la mia idea. Era la prima volta in assoluto, per me e per noi, che godevo di una vacanza di questo genere. Ma questo non mi impedì di informarmi.

Cercai sul web tariffe, sconti e offerte della struttura che ci stava ospitando confrontandola con gli stessi periodi indicati da altre strutture. Non era infatti difficile trovare nomi di altri alberghi visto che tutta la costa di Lido di Classe era stracolma di diverse alternative.
E forse l’Hotel King Marte Village poteva risultare un po’ caro, se per caro intendiamo un valore di dieci o venti euro sul singolo giorno. Però le differenze, almeno personalmente le ho notate.

Al contrario di praticamente tutte le altre strutture della zona, Il King Marte ti da la possibilità di usufruire di uno dei tre pacchetti offerti dove, anche quello base, ti permette di mangiare e bere a volontà. E per “a volontà” intendo a volontà.

La colazione, il pranzo e la cena non hanno vincoli di consumo ne per il il ristorante al chiuso e ne per quello in spiaggia.
Le bibite (acqua compresa) sono sempre incluse sia al bar che in spiaggia. Perfino la caffetteria è inclusa nel pacchetto base se ci si serve dalle macchinette.

Personalmente gli unici soldi che spendemmo in quattro giorni sono stati per chupa chupa, patatine e il calcio balilla in spiaggia.

Ma se siamo arrivati a quota venti euro in quattro giorni è forse persino troppo.

Arrivati al King Marte quindi si può lasciare il portafogli in cassaforte e rispolverarlo il giorno della partenza. E se questo vale quelle dieci euro in più rispetto ad altre strutture beh… ben venga!
Noi cinque, con dieci euro, non avremmo fatto nemmeno colazione. Figuriamoci tre pasti al giorno (anche quattro se pensiamo alla merenda) più le bibite.

E poi i prezzi vengono sempre considerati a camera per due adulti e uno/due bambini gratuiti (fino ai 18 anni) e in base alla stagione che ovviamente, come per qualsiasi struttura al mondo, varia in base al periodo. Se questo non è servizio, sarei curiosa di sapere cosa lo è.

Mi è stato anche chiesto se, questa specifica struttura della catena Color Holiday, è consigliata sia per famiglie con bambini di tutte le età che per le sole coppie senza figli. E questa domanda mi è servita moltissimo per osservare al meglio alcuni particolari che, forse, mi sarebbero sfuggiti.

È adatta a bambini di tutte le età, persino i piccolissimi che ancora si nutrono di solo latte o sono nella fase svezzamento.
La struttura infatti consente il libero accesso ad un’area mamme dove si può cucinare in autonomia tutto il necessario considerando anche che, loro, ogni giorno, riempiono il frigo con le principali preparazioni passate in assenza di sale e zucchero.
Per chi quindi gode dell’utilizzo degli omogenizzati, ha davvero vita facile.

Si può anche utilizzare il solo microonde nel caso servisse per scaldare qualcosa.

Se poi l’animazione mi è piaciuta moltissimo è perché, indifferentemente, ha saputo coinvolgere sia grandi che piccini. Anche contemporaneamente. Questo quindi risponde alla perfezione al quesito fatto.
Nel primo pomeriggio inoltre, è obbligatorio per regolamento rispettare l’ora del silenzio che va dalle 14:00 alle 16:00: niente musica nelle aree pubbliche come piscina o spiaggia, nessuno schiamazzo e un silenzio tombale in tutto l’albergo. Il momento ideale per godere anche di più le vacanze per chi non ha bambini.

Poi è ovvio, i bambini ci sono. Ma ci sarebbero in qualsiasi altra struttura della zona e dell’intera costa visto che, la Romagna, è considerata la scelta migliore per chi ha figli ma lo è anche per chi non ne ha. Altrimenti non avrei sentito parlare di Rimini e dintorni fin dall’adolescenza, un momento della vita in cui a fare figli non ci pensi proprio.

È stato triste andare via.

Lo è stato perché nonostante sia abituata a tutto un altro tipo di spiaggia e di mare – che non cambierei con nessun’altra zona del mondo – a livello organizzativo il King Marte si è dimostrato il top.
Servizi impeccabili, stanza pulita e riordinata ogni giorno con cambio asciugamani compreso, cibo ottimo, divertimento a volontà e simpatia a vagonate.
Una struttura che sicuramente sa di poter puntare su quello che può offrire perché, almeno dal mio punto di vista, da davvero il meglio (spiaggia privata compresa, che non è da tutti).
E se così non fosse, ancora una volta, lo stesso tassista che è venuto a prendere mio marito per accompagnarlo alla stazione, non gli avrebbe mai detto “complimenti. Avete scelto la struttura migliore dell’intera zona“. Detto da uno del posto è quindi una certezza.

A pochi passi dall’hotel sono inoltre presenti un supermercato, una farmacia, un bar tabacchi, diversi negozi di souvenir e una guardia medica. Utilissima se, proprio come noi, a due giorni dall’arrivo hai un figlio con una tosse fotonica.

Porto con me, di quei soli quattro giorni, attimi bellissimi e spensierati come non mai.

L’indipendenza del più grande che è potuto entrare in acqua senza braccioli e senza il terrore del non saper nuotare. L’intraprendenza del secondogenito che si perdeva tra i gonfiabili in spiaggia e i giochi con le animatrici per poi arrivare a lui, il più piccolo.
Lui affascinato da qualcosa che aveva già visto sotto altre forme ma che non poteva ricordare per la tenerissima età e che ha sperimentato il suo primo vero approccio con il mare amandolo dal primo istante.

La delusione letta negli occhi dei miei figli al momento della partenza è stata tanta ma quel breve tragitto che ci ha separato dalla seconda meta è stato utile per metabolizzare il fatto che forse il divertimento non era poi finito e che, forse, avremmo avuto altri chilometri di spiaggia da scoprire molto presto.
E così è stato. Ma questa, almeno per stavolta, è un’altra storia.

*il codice GIADA18 va comunicato nelle note, via mail o al telefono in fase di prenotazione o preventivo. Valido per tutte le strutture Color Holiday*

<Post in collaborazione con Color Holiday>

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