Che sapore ha la felicità?
Quante volte me lo sono chiesto. E quante altrettante volte ho associato questa sensazione a decine di gusti diversi.
E queste decine, e centinaia, di gusti, hanno da sempre lo stesso sfondo. Anche se per certi versi è mutato nel tempo: la mia famiglia.
La mia famiglia composta dai miei genitori, la mia famiglia composta dai miei amici, la mia famiglia composta dalle persone alle quali ho voluto bene e dalle quali ho ricevuto affetto.
La mia famiglia nel volto di mio marito.
La mia famiglia nel volto dei miei figli.
Quei figli che mi fanno rivivere la mia infanzia, ogni singolo giorno, attraverso i loro occhi e attraverso i loro gesti. Quei gesti che sembrano i miei di molti anni fa.
La loro felicità. Quella che traspare, quella evidente, quella che è impossibile da confondere, da sempre è anche la mia.
Ed è una felicità fatta di attimi e di momenti che nel tempo, il singolo istante dopo dall’averla vissuta, diventa un ricordo spesso indelebile e immortalato in qualche video o in qualche scatto.
Perché spesso, diventano genitori ci si trasforma nel miglior Peter Parker che i tuoi figli potrebbero desiderare. Per non dimenticare nulla mai, anche quando un piccolo gesto può sembrare solo un piccolo gesto.
Invece ricordarlo, ti riporta felicemente nel riviverlo ancora e ancora.
La felicità, per noi, per me, è il poterci godere l’un l’altro.
E anche quest’anno abbiamo potuto goderci in uno dei posti che più amo fin da quando sono bambina: il Lago di Garda.

Il Lago di Garda è meta dei ricordi felici di molti bambini.
Per le attrazioni, per i paesaggi, per il divertimento e per le possibilità di scoprire i luoghi meravigliosi di questa zona, che oserei definire magica per molti versi, sita tra due regioni e che di entrambe ne mostra le bellezze.
Da punti vista differenti, con paesaggi differenti e con orizzonti differenti.
Anni trascorsi in questi luoghi grazie alle gite scolastiche, ai campi estivi e alle fughe in giornata con gli amici.
Anni trascorsi ad immaginare come sarebbe stato continuare la tradizione anche in compagnia delle estensioni più belle di me. Se mai ci fossero state.
Anni trascorsi ai quali ho dato finalmente risposta viaggiando e girando con i miei bambini in quei luoghi che un tempo sentivo solo miei.
E sul Lago di Garda, così come nelle zone limitrofe, di cose da fare in famiglia e con i bambini ce ne sono così tante, che ti tocca selezionare un numero definito di luoghi da visitare per non rischiare di perderti nelle infinite bellezze che ti circondano ovunque.
Appena ho potuto, fin dalla prima volta in cui ho potuto, ho voluto portare i miei figli in questi posti della mia infanzia.
E nessuna volta, questo 2021 compreso, il Lago di Garda è stato mai in grado di deludere. MAI.
Soprattutto quest’anno, dove dopo aver scelto un accurato programma come solo i migliori turisti saprebbero fare, con gli zaini in spalla abbiamo vissuto la nostra prima vera esperienza da scopritori di un nuovo territorio.
Abbiamo alloggiato per cinque giorni in una splendida casetta mobile, Lago Idro, all’interno del Camping Lido di Lazise.
Camping Lido fa parte del gruppo di campeggi Lagodigardacamping, un portale (o sito) utile per organizzare la propria vacanza sul Lago di garda, sia per trovare alloggio, sia per trovare idee sulle tantissime attività da fare (e dove si possono trovare are una vastità di strutture per soggiornare e luoghi da visitare per divertirsi , come parchi di ogni genere).
Un soggiorno vista lago, in una casetta meravigliosa con soggiorno a vista, cucina attrezzata, cameretta per i bambini, camera patronale e due bagni completi di doccia famiglia.
Una casetta che insieme al panorama mozzafiato regalato dalla splendida veranda e dalle ampie finestre della cucina, ci ha permesso di avere un perdonale spazio all’aperto con vasca idromassaggio e tenda con posti letto. Nel caso qualche coraggioso avesse avuto l’indomito coraggio di dormire un’intera nottata spiando il cielo stellato attraverso le vele aperte.
Un soggiorno all’interno di un campeggio a quattro stelle dotato di qualsiasi comfort possibile: dal ristornate pizzeria dove poter fare anche abbondanti colazioni con cornetti farciti fino a scoppiare, passando alle piscine con gli scivoli e a quelle riscaldate e finendo al super market più grande che io abbia mai visto all’interno di un campeggio così ben attrezzato.
Una casetta, tra l’altro, oltre che bellissima, posizionata in un punto strategico per raggiungere comodamente ogni singolo servizio: zona lavanderia compresa. Perchè una lavatrice, che si abbiano uno o più figli, non dovrebbe mai mancare.
Camping Lido è solo il secondo campeggio che visitiamo della zona veneta del lago di Garda ma, così come il primo, è stato assolutamente all’altezza delle aspettative anche per essere posizionato in una delle zone più strategiche per riuscire a trovare attività family – al di fuori della struttura – nel raggio di pochissimi chilometri.
Abbiamo quindi organizzato il nostro tour decidendo di vivere il campeggio a giorni alterni, viaggiando per le diverse proposte del territorio nei giorni in cui era in programma il trasformarsi un vero e proprio turista 2.0.

Verona, è stata la nostra prima tappa.
La città dell’amore famosa in tutto il mondo per la tragica storia di Romeo e Giulietta.
La città della quale mi sono innamorata quell’unica volta che sono riuscita a ritrovarmi faccia a faccia con la meravigliosa Arena. Era l’estate del 1998 (sembra, ed è, passato un secolo).
Il lunedì mattina successivo al nostro arrivo, subito dopo una meravigliosa ed abbondante colazione al ristornate del campeggio, siamo saliti in macchina e ci siamo messi “in viaggio” con lo stesso entusiasmo, soprattutto il mio, di una bambina che sembrava dovesse salire per la prima volta sulla giostra più bella del mondo.
Verona, distante solo una trentina di chilometri dal nostro punto di partenza, si è mostrata meravigliosa fin dalla periferia. In quegli scorci di città che mi fermavo ad osservare dal finestrino ad ogni semaforo o precedenza da dover dare.
Una periferia dalla quale si raggiunge facilmente il cuore pulsante dei ricordi che una volta davanti a me, non sembravano poi così lontani.
Parcheggiata la macchina alle spalle dell’Arena, non è stato difficile chiedere ai bambini di fare insieme una scarpinata per le vie del centro.
L’Arena, maestosa così come la ricordavo, si affacciava sul piccolo parco di Piazza Bra, dove, al centro, affascinando i bambini, sorge una piccola fontana circondata di panchine. E dove, in quella stessa piccola piazza, i bambini hanno iniziato a dare sfogo a giochi e corse sentendosi liberi come probabilmente non accadeva da tempo.
Promessa la ricerca di una gelateria, ho poi finalmente visto la “panchina dell’amore”. Probabilmente una delle installazioni urbane più fotografate in città, vista la fila che c’era per riuscire a scattare una foto ricordo.
Una piccola tappa, quasi fugace, prima di percorrere la via principale traboccante di negozi e dove in molti abbiamo anche sostato più a lungo del dovuto.
Ci siamo soffermati nei piccoli chioschi colmi di souvenir. Così tanti da faticare nel decidersi cosa dover comprare.
Abbiamo passeggiato, sostato, chiesto e guardato palazzi rimanendo spesso con il naso all’insù. Camminando fino a quel balcone che chiunque saprebbe riconoscere.
La casa di Giulietta è una di quelle tappe fisse che a Verona devono essere vissute. Una tappa così diversa da quella che ricordavo.
Ricordavo infatti un muro pieno di scritte: le scritte di tutte quelle coppie che nel tempo hanno deciso di lasciare a Verona la loro promessa d’amore.
Ricordavo un cortile diverso, forse più grande. O semplicemente, forse, ero io molto più piccola.
Ma la cura e il rispetto per l’arte che forse negli anni novanta veniva meno vantato, è stato apprezzato per l’ordine e la pulizia trovati questa volta.
Abbiamo visto il balcone, abbiamo salutato la statua di Giulietta ancora consumata su un solo seno e abbiamo deciso di suggellare l’amore attaccando quel lucchetto che oggi è una promessa 2.0 alla Federico Moccia di quegli stessi anni della mia infanzia.
Una passeggiata intensa la nostra, con tre bambini che hanno stranamente mostrato una curiostà che non mi aspettavo e che mi hanno permesso di rivivere nuovamente una città che mi era entrata nel cuore.
Premiandoli poi con quel gelato promesso loro qualche ora prima.
Nonostante il breve percorso in termini di distanze, abbiamo comunque goduto delle bellezze del centro città per diverse ore. Pranzando a pomeriggio inoltrato poco prima di rientrare, sfiniti, nella nostra casetta al Camping Lido.
E consapevoli che le emozioni e le scoperte non sarebbero sicuramente finite li.

Tra un giorno di relax e un giorno da turisti, la seconda tappa del nostro viaggio avrebbe infatti previsto una gita in un luogo che ero certa i bambini avrebbero amato: Parco Natura Viva.
Un parco dove eravamo stati tutti insieme diverso tempo fa, ma quando i bambini erano ancora troppo piccoli per poter davvero crearsi dei ricordi.
Un parco enorme, immenso davvero. Dove se vuoi osservare tutto, con al giusta calma e il giusto tempo, devi essere consapevole di doverci rimanere l’intera giornata.
Iniziando dalla zona safari che è stata a dir poco spettacolare.
Iniziare il tour del parco all’interno della tua macchina osservando gli animali liberi e indisturbati, e che magari ti passeggiano di fianco alla portiera come se per loro fossi totalmente indifferente, non è cosa che capita proprio tutti i giorni se non sei un frequentatore assiduo.
Osservarli per tutto il tempo che si desidera, cercando anche quelli nascosti che incuranti del momento avevano solo voglia di un pisolino e potendo osservare anche quelli che, invece, probabilmente si riuscirebbe ad osservare solo in qualche meraviglioso safari africano.
Per certi versi, è stato un po’ come entrare all’interno delle immagini del film de Il Re Leone.
Un’inizio meraviglioso che non ha fatto altro che essere la premessa perfetta per quello che ci avrebbe atteso dopo.
Passeggiare in mezzo alla natura, osservare gli animali di ogni luogo ed essere curiosi nel cercare di volerne scoprire di più. Sempre di più.
Abbiamo macinato chilometri fino a non percepire più la differenza tra la stanchezza causata da un lungo cammino e il reale male alle gambe ormai non più abituate al tanto scarpinare.
Scattando foto, immortalando momenti e pensando che da lì ne saremo usciti più ricchi di nozioni e più poveri di portafogli, visto che poco prima di varcare i cancelli abbiamo deciso di svaligiare mezzo shop con vari ed eventuali souvenir. Tra cui un’utilissima coda di peluche per sembrare qualcosa di più simile possibile ad una tigre.
E della stanchezza non ci è poi nemmeno interessato tanto visto che il Parco distava solo dieci minuti di macchina dal nostro alloggio.
La nostra gita sul Lago di Garda si è rivelata una vera e propria emozione continua.
Ci ha permesso di conoscere persone splendide, di vivere momenti unici e di poter ricordare questi giorni come una delle vacanze più belle trascorse in compagnia dei miei figli. Nonostante l’obiettivo ad ogni risveglio fosse quello di riuscire a rimetterli a letto indenni.
Ho visitato, di nuovo, luoghi dopo anni.
Ho scoperto posti nuovi.
E mi sono potuta svegliare ogni mattina fissando l’orizzonte su uno scorcio di Lago che è stato una vera e propria scoperta.
Consiglierei ad altre famiglie una vacanza sul Lago di Garda? Sì, ad occhi chiusi.
Perchè noi abbiamo fatto solo una minima parte di quello che questa zona è in grado di offrire.
E il mio obiettivo è, negli anni a venire, di poter fare anche tutto quello che ancora manca.

Ci tengo, dal profondo del cuore, a ringraziare tutto lo staff di Camping Lido Lazise per la cordialità e l’ospitalità non sempre scontate.
Vi ho osservati e so che non ci avete trattato con i guanti solo perché avrei dovuto parlare di voi.
Vi ho visti coccolare ogni singolo cliente in ogni situazione. E non è da tutti, posso garantirlo.
E grazie a Lago di Garda Camping per averci fatti ospitare in una struttura con personale cosi attento ai propri clienti.
Ma soprattutto grazie perché ci avete regalato cinque giorni che mi hanno fatto capire quanto io sempre stata il limite di me stessa.
