Come ogni sera anche ieri sera io e mio figlio ci siamo fatti le coccole di routine che lo portano dalle mie braccia a quelle di Morfeo.
Tra un sorriso, una carezza e l’allattamento mi godo il mio bambino che tra il buio della stanza e l’orario ormai notturno, si abbandona al mio fianco in silenzio.
Il suo respiro si regolarizza, i suoi occhi si assopiscono chiudendosi lentamente e io vivo quei momenti consapevole che prima o poi, come per i suoi fratelli prima di lui, tutto questo finirà sempre più velocemente di quello che vorrei.
Non sempre l’addormentamento è immediato ma il più delle volte, anche quanto non lo è, è una gioia da vivere.
Mi piace osservarlo quando cede alla stanchezza e si rilassa, invidiando quell’innocenza e quell’ignoranza di bambino verso ciò che lo circonda.
Dopo essersi addormentato molte volte succede che dovrei alzarmi cercando di raccogliere le ultime forze per concludere ciò che ho tralasciato in giornata. Invece di abbandonarlo al suo sonno però preferisco soffermarmi ad osservarlo in silenzio.
Scruto i suoi lineamenti sorprendendomi di come si trasformi giorno dopo giorno. Meravigliandomi di quanto sia stupefacente la vita.
Passano i minuti, delle volte ore senza che io me ne accorga e nel momento stesso in cui decido di allontanarmi, eccolo che è pronto per essere allattato di nuovo, facendo sì che insieme a lui mi addormenti anche io.
Capita quasi tutte le sere. Quasi tutte tranne ieri.
Ieri sera si è addormentato con una difficoltà che è raro incontrare. Vuoi perché forse il pisolino pomeridiano era durato più del solito, vuoi perché forse non era molto in forma visto che il fratello con la sua tosse e il suo raffreddore ha contagiato tutti noi lui compreso.
Dopo essersi finalmente abbandonato al sonno della notte ho deciso di lasciarlo dormire senza disturbarlo con le mie consuete coccole.
Ho deciso per una sera che sarebbe dovuto rimanere nel mio letto con la testa e le spalle sollevate dal mio cuscino in modo da permettergli di respirare in modo più sereno.
Sono sgattaiolata fuori dal letto e l’ho lasciato solo.
L’ho sistemato a pochi centimetri dalla sua culla, l’ho coperto bene e ho fatto si che le lenzuola gli impedissero di rotolarsi da qualche parte rischiando di farsi male.
Avrei comunque utilizzato il baby monitor per tenerlo sotto controllo, mio affidabile amico fin dalla sua nascita. Nonostante fossi in un altra stanza distratta da altro, le immagini sull’iPad mi avrebbero allertato in caso di movimenti nella direzione sbagliata.
Peccato solo che delle volte basti semplicemente una distrazione.
Mi sono alzata dalla sedia posizionata davanti al pc per bere un bicchiere d’acqua, mi sono distratta solo un attimo nel parlare con mio marito mentre l’iPad era ancora sulla scrivania.
All’improvviso un pianto. Enea si era svegliato.
Entrai nella stanza con la calma di una mamma che sa che delicatamente deve prendere in braccio suo figlio per allattarlo fino a quando tutto il procedimento del sonno non riprende il suo ritmo per il secondo round di nanna.
Guardai il letto cercando di mettere a fuoco mio figlio nel buio della stanza. Peccato solo che lo stesso fosse vuoto.
Le coperte spostate alla perfezione come se qualcuno le avesse scostate di proposito. La culla con ancora i suoi pupazzi all’interno. Il letto perfettamente in ordine come se non ci si fosse mai sdraiato e nessuno.
Lo sentivo piangere senza riuscire a vederlo.
In quell’attimo di confusione e smarrimento mi accorsi all’improvviso che fosse a terra, a pancia in su, dalla parte opposta di dove lo avevo lasciato.
Mi fiondai su di lui terrorizzata.
Piangeva a perdifiato e non capivo se fosse per il dolore o per lo spaventoso risveglio.
Io e mio marito lo controllammo da cima a fondo assicurandoci che fosse tutto a posto e dopo uno spavento da manuale e molte coccole riuscii a riaddormentarlo un’altra volta.
Ho trascorso le tre ore successive a quella caduta con lui in braccio chiedendomi come abbia potuto attraversare un intero letto matrimoniale per poi tuffarsi sul pavimento. Mi sono arrabbiata con me stessa perché nonostante sia già successo ripetutamente con gli altri figli ancora non ho imparato a prendere le giuste precauzioni.
E anche se “l’importante è che non sia successo nulla” i sensi di colpa sono forti.
Esattamente come è importante capire che i bambini sono imprevedibili.
Come è importante capire che se le culle e le sponde vengono costruite e vendute, un motivo ci dovrà pur essere.
Lo dice una che l’unica sera che non l’ha fatto si è ritrovata il figlio spiccicato in terra come se fosse una gomma masticata.