La parte più difficile dell’essere un genitore è che ogni giorno, fin dal primo giorno, si ha qualcosa da imparare.
E non importa se questo sia dettato da una necessità dello stesso genitore o dal bambino che si ha la fortuna di dover crescere. Si impara e basta.
Si impara spesso sbagliando e altrettanto spesso chiedendosi di continuo se la scelta fatta sia o sarà nel tempo quella giusta, magari andando contro – o a favore – delle decine di consigli sfornati da chi ci circonda e da chi è estremamente convinto di saperne più di te.
Nessun genitore però ad oggi ha avuto la possibilità di abbracciare un figlio munito di libretto di istruzioni.
Nessuno ha potuto ricevere un manuale che ti dica esattamente cosa stai facendo e se quello che fai sia effettivamente la soluzione più giusta per entrambi. Ed è qui che entra in gioco l’istinto.
Quello che alle volte ti aiuta nel sentirti meno in colpa e un po’ più giusta per il tuo bambino.
Personalmente sono quasi sette anni che “sbaglio”.
Sette anni di tentativi, alcuni fortunati e altri un po’ meno, per entrambi e per la maggior parte dei casi dettati proprio dal mio istinto. Scelte che mi hanno portato a doverne prendere altre, di conseguenza, nei tempi successivi.
Scelte prese per tutti e tre i miei figli, per due o per il singolo in base a quello che ritenevo più giusto per loro e per noi.
E una di queste è stato proprio uno dei temi da sempre più discussi nell’ambito della genitorialità: l’utilizzo del ciuccio.
Perché da alcuni il ciuccio viene osannato, da altri invece demonizzato. E per me, che sono stata da entrambe le parti per motivi dettati dal momento, dopo aver incontrato il professor Levrini presidente vicario corso di laurea Igiene Dentale Università degli studi dell’Insubria,è oggi più facile essere oggettiva e soprattutto avere le idee più chiare.
Il ciuccio è un aiuto. È un dato di fatto.
Un aiuto che non deve essere interpretato come supporto per la mamma ma per il bimbo stesso, come confermato anche dal Ministero della Salute.
Ecco perché ogni tanto c’è la necessità di prendere in mano dei temi caldi, e spesso fonte di discussioni sterili, per sfatare falsi miti facendo chiarezza su quelli che sono i punti chiave di un argomento che può davvero portare benefici al bambino.
Ed è incredibile come la suzione, quell’ istinto che aiuta ogni neonato a nutrirsi sia fisicamente che emotivamente, sia così importante.
Il succhietto supporta la suzione non nutritiva e gioca un ruolo fondamentale per diversi motivi, a volte poco noti, l’importante è utilizzarlo correttamente e scegliere quello giusto.
Il succhietto può essere introdotto una volta avviato correttamente l’allattamento, generalmente dopo il primo mese di vita e può essere utilizzato con tranquillità fino ai tre anni di età, iniziando dai due anni a limitarne l’uso. Il succhietto infatti oltre a tranquillizzare il neonato, se scelto della forma giusta, è in grado di supportare il corretto sviluppo del palato e la respirazione fisiologica.
Cos’è il succhietto?
Il succhietto è un oggetto transizionale che aiuta il bambino nella naturale fase di distacco dalla mamma, rendendo la separazione meno “traumatica”.
Al contrario di quello che molti pensano infatti, il ciuccio è da considerarsi uno strumento dai benefici concreti.
Questo non significa che non possano esservi delle negatività ma sono poche e sempre seguite da un se: il succhietto fa male SE viene utilizzato in modo continuativo prima dell’avvio dell’allattamento naturale (questo perché la suzione richiede uno sforzo per il neonato e il gesto eccessivo nel pre-allattamento, rischia di stancare il bambino prima che si sfami correttamente).
Utilizzare il succhietto in modo costante è quindi possibile solo dopo un allattamento naturale ben avviato (momento solitamente raggiunto dopo il primo mese di vita) e dopo aver stabilizzato lo stesso avendo stimolato correttamente la produzione di latte.
Il succhietto non va utilizzato SE è in corso un’otite media perché la suzione peggiora il disturbo e fa male SE utilizzato oltre i 3 anni perché può determinare malocclusioni. Infine, come regola generale, il succhietto non deve sostituire l’attenzione dei genitori alle richieste di comunicazione del bambino
Come e quando introdurre il ciuccio
Partendo dal presupposto che non esiste una vera e propria tecnica di accettazione del ciuccio è corretto sapere che, come per tutte le novità, alcuni bambini richiedono più tempo di esplorazione, conoscenza e adattamento nei confronti di questo oggetto.
La fase di adattamento è una fase normale e necessaria.
La mamma infatti non deve aspettarsi che al primo tentativo il bambino acconsenta all’utilizzo del ciuccio perché tutti i bambini hanno bisogno dei propri tempi per scegliere.
I dubbi possono sorgere per il materiale, per le dimensioni, per il peso. E non bisogna avere alcuna fretta nel far sì che un neonato possa o debba accettare al primo colpo la proposta scelta da noi e non da loro.
Questo porta anche a dire che non è vero che se un bambino non accetta fin da subito il ciuccio, non possa accettarlo o utilizzarlo più avanti, bensì vuol solo dire che – come è normale che sia – tutti i bambini sono soggetti diversi tra loro.
Il succhietto va offerto sempre nei momenti di tranquillità e pre-rilassamento e mai nei momenti critici dove il pianto può essere intraducibile o dettato dalla fame.
È un oggetto che fa bene, senza se e senza ma, a tutti i bambini che lo utilizzano perché come scientificamente dimostrato, riduce il rischio di SIDS nel primo anno di vita (utilizzato durante il sonno sia di notte che di giorno), stimola correttamente la muscolatura periorale, riduce i tempi di ospedalizzazione dei pazienti nati prematuri, riduce il doloree riduce anche il rischio di succhiare il dito (notevolmente più nocivo per lo sviluppo della bocca).
Ed ecco perché dire oggi che il succhietto fa male, se utilizzato entro i tre anni vita, non è corretto.
Il succhietto va abbandonato entro i 3 anni (momento psicologico ideale perché inizia la fase della socializzazione e quindi il distacco avviene in modo più naturale) e dai due anni è consigliato iniziare gradatamente a limitarne l’utilizzo.
Questi termini però vanno considerati come indicativi da soggetto a soggetto in base anche alle proprie esperienze. Evitare quindi l’abbandono del succhietto in concomitanza di cambiamenti che ogni bambino è costretto a vivere in alcune fasi della sua vita (un trasloco, la nascita di un fratellino e tutte le esperienze da considerarsi di grande cambiamento).
È anche importante sostituire il ciuccio ogni due mesi e ad ogni momento di crescita in cui risulta necessario il passaggio ad una misura più grande.
Come scegliere il succhietto?
Non tutti i succhietti sono uguali: la geometria del succhietto è importante per supportare lo sviluppo del palato e la respirazione fisiologica. Il ciuccio deve quindi avere una forma il più possibile aderente al palato e che guidi la lingua nella giusta posizione, in avanti e in alto, in modo che possa svolgere la sua importante funzione: stimolare il corretto sviluppo delle ossa mascellari.
Ecco perché Chicco, ha sviluppato, PhysioForma(Physio = natura), l’esclusiva forma scelta per tutti i suoi succhietti: sottile, concava e rivolta all’insù, PhysioForma ha anche dei piccoli rilievi che riproducono le rughe palatine per permettere alla lingua di posizionarsi in avanti e in alto stimolando l’avanzamento di mandibola per supportare, così, il corretto sviluppo della bocca e la respirazione fisiologica.
Il genitore sceglie la forma più corretta ma il bambino può avere delle preferenze legate al materiale, al peso o alla dimensione del succhietto.
Da qui nasce il Try Me Box, la confezione con tre succhietti Chicco, diversi per materiale(caucciù/silicone) e scudi(morbido/rigido) ma tutti con la stessa identica forma, la PhysioForma. La novità quindi è quella di dare la possibilità al bambino di provare, scegliere e adottare il succhietto che preferisce, facendo sì che il genitore possa essere sempre e comunque tranquillo di una giusta scelta.
PhysioForma è quindi la soluzione più completa per il corretto sviluppo ortodontico e a supporto della respirazione fisiologica, importante per ogni bambino.
Lo è perché frutto di studi e di ottimi risultati riscontrati nel tempo.
Una forma di succhietto che, quando provata personalmente, ha sposato alla perfezione le nostre esigenze e che ci ha mostrato i suoi risultati.
Se quindi avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, farei la stessa scelta con tutti i miei bambini pensando che tutti i ciucci siano uguali, perché no… non è così.
Non lo è affatto. E la mia esperienza personale ne è una prova tangibile.