Al mondo esistono diversi tipi diversi di mamme: la mamma sportiva, la mamma elegante, la mamma casual. Tutte mamme con una loro identità e che non rinunciano al loro stile.
Motivo per cui io non rinuncio al mio: essere una mamma pigiama.
La mamma pigiama è quella che tendenzialmente non lavora. Che sia per scelta o per obbligo poco importa.
Una mamma pigiama è colei che si sveglia al mattino, fa colazione con una mano mentre con l’altra calma almeno figlio che fissa in modo insistente la maglia facendole i raggi X come se fosse Superman. Un bimbo che sa già che, una volta finito il pasto della mamma, potrà gustare ogni prelibatezza ingurgitata dall’esemplare adulto di femmina attraverso le sue tette.
La mamma pigiama sistema la casa mentre l’orologio fa scorrere le lancette in un modo che sembra quasi che qualcuno stia volutamente forzando gli ingranaggi. Questo perché quando è riuscita finalmente a “terminare” i suoi compiti di casalinga si ritrova davanti a due realtà: o grazie ai suoi figli è di nuovo tutto sottosopra oppure è già ora di pranzo.
Spesso anche entrambe le cose.
La mamma pigiama è colei che cucina quando ha tempo, voglia o ispirazione perché spesso anche dedicarsi ai fornelli è come voler cercare di vincere da sola contro tutti la seconda guerra mondiale. Limitandosi, se può, nel farsi aiutare da qualche elettrodomestico che cucinerà al posto suo oppure semplicemente cercando di abbozzare qualcosa di commestibile per l’ora di pranzo quando è con il marito o con i figli.
Se è da sola non cucina. La sua predilezione (chiamata anche comodità assoluta) è quella di nutrirsi tramite ciò che offre la dispensa di casa abbozzando un qualche strano e improponibile abbinamento con i contenuti del frigorifero (quando non è immancabilmente vuoto).
La mamma pigiama non riposa. No.
Nonostante la sua incredibile e soprattutto anti sesso mise, non può distendersi sul divano o sul letto pensando a come poter trovare una soluzione per ottenere la pace nel mondo o al gatto che semplicemente le ha camminato sotto la finestra di casa.
Ci sono i piatti da lavare, i bambini da addormentare e deve risistemare per la millesima volta (del quale ha perso il conto) il campo di battaglia che si è creato sul pavimento tra giocattoli e quant’altro. E non perché ne abbia questa gran voglia, ma solo perché nella mezz’ora precedente ha rischiato di rompersi l’osso del collo in circa una decina di occasioni scivolando sullo stesso numero di cose sparse sulle piastrelle.
Cose che hanno trasformato le stanze di casa (tutte) in una specie di campo minato dal quale ogni singolo essere umano ne rimarrebbe alla larga. Ma la mamma pigiama è temeraria e coraggiosa.
Lei sistema.
La mamma pigiama dopo aver finito di sistemare vorrebbe solo potersi andare a lavare la faccia o, cosa decisamente più emozionante, farsi una doccia. Una cosa che avrebbe voluto fare subito dopo aver aperto gli occhi la mattina stessa (circa una decina di ore prima) se non fosse stato per quel “mammaaaaa” che l’ha placcata sulla porta del bagno nemmeno se fosse stato un difensore della nazionale di calcio pronto a proteggere con le unghie e con i denti la porta della sua squadra.
Desidera ardentemente sentire il calore dell’acqua che non sia quello per fare le pulizie o lavare i piatti. E quando pensa di esserci finalmente riuscita, nello stesso istante in cui ha il tempo di far scorrere quella del rubinetto del bagno si sente chiamare un altra volta perché il pisolino del pomeriggio (quello dei figli ovvio) è finito.
Una scena comunque decisamente “più piacevole” rispetto a quando entra in doccia e dopo essersi completamente bagnata, “il richiamo della foresta” è così forte da ritrovarsi i figli appiccicati alle pareti del bagno supplicando la merenda.
La mamma pigiama si ritrova quindi a ripetere nel pomeriggio tutto ciò che era già stato fatto alla mattina. All’infinito.
Il momento della cena è come quello del pranzo con l’unica differenza che la stanchezza dei figli unita al loro entusiasmo di una qualsiasi cosa scoperta durante la loro giornata (anche una formica che entra in un buco in giardino per un bambino può essere potenzialmente illuminante) rende più difficile la loro voglia di andare a letto.
Un impresa che diventa ardua giorno dopo giorno soprattutto se dopo essere riuscita nell’intento deve anche cercare di non addormentarsi prima dei figli stessi.
Perché loro sono quelli stanchi. Lei ha trascorso una giornata in villeggiatura senza accorgersene.
La mamma pigiama riesce quasi sempre a sopravvivere all’estenuante addormentamento dove ha imparato a non cantar vittoria troppo presto perché sa che almeno una volta su due dopo aver messo il naso fuori dalla stanza dei bambini, qualcuno la chiama perché ha sete, ha fame, vuole latte, ha paura del buio.
Ma quando non ci sono intoppi, si ritrova verso mezzanotte a vagare per casa urlando al miracolo (nella sua testa of course) per aver stecchito tutti i componenti della famiglia. Marito compreso.
Finalmente sola inizia a pensare a quali grandi cose potrà fare adesso che finalmente in casa regna pace e silenzio.
Ma anche tanta solitudine.
La mamma pigiama è quella che nonostante sia riuscita a superare un altra intensa giornata tra la gestione di un milione di cose più una, abituata alla confusione si ritrova spaesata nel ritrovarsi da sola.
È quella che decide di dedicare a se stessa quel poco tempo e quelle poche forze che le rimangono (se e quando le rimangono). Anche se quelle faccende che fino a quel momento non ha svolto sono così tante che non saprebbe nemmeno da dove iniziare: guardare un film, mettersi davanti il computer, farsi “semplicemente” una doccia.
La mamma pigiama è quella che cede alla stanchezza della giornata distendendosi nel letto ammettendo che ormai è diventata un tutt’uno con la sua mise. Consapevole che quando riuscirà a togliersi quel favoloso abbigliamento la commozione la porterà alle lacrime.
Di gioia ovviamente.
E non lo fa solo perché togliere il pigiama equivale alla mutazione da bozzolo in farfalla ma perché solitamente le si scolla di dosso solo per fare una doccia e poterne metterne un altro. Pulito.
Per la mamma pigiama, il pigiama è una seconda pelle così addentrata nella sua vita che quelle rare volte in cui si trucca e si cambia d’abito in casa la guardano come se avesse subito una trasformazione in qualcosa che forse non le appartiene.
Volte che si contano sulla dita di una mano anche per lunghi periodi.
La mamma pigiama non si preoccupa dell’aprire al postino con i capelli in disordine, un rigurgito sulla spalla o con le occhiaie accumulate nei mesi senza un filo di correttore. Non le interessa perché le sue priorità sono altre.
Non è meno curante di se stessa rispetto a quelle mamme che non dimenticano di essere anche donne. Ha solo uno stile diverso e, in tutta onestà, molto più comodo.
Vogliamo mettere a confronto un paio di scarpe con il tacco dodici e un paio di comode e cicciose ciabatte?
3 comments
Io mamma “coi tacchi” dalle 7,20 alle 19. Nel tempo seguente invece mamma pigiama, per cui sempre doppiamente stanca, ma che trova sempre un pò di tempo per leggerti!
Mi piaci un sacco, mi sproni ad andare avanti perché comunque non ti “vedo” mai abbattuta.
Complimenti!
PS: e poi pure i super eroi portano il pigiama….
Tacco per dodici ore al giorno?? sappi che hai la mia più profonda stima 🙂 Io non saprei resistere per più di 5 minuti!
Sei una super mamma.
Un bacione :***
[…] son anche costretta a cambiare la mia mise da mamma pigiama ma poco mi importa perché puntualmente non mi devo rivolgere a distrazioni esterne per farlo […]