Io voglio dormire: voce del verbo “non svegliarti più e fammi vivere un esperienza di sonno di almeno dieci minuti consecutivi”. Questo è il significato che ogni genitore da alla parola dormire, o almeno la maggior parte di loro.
Si… la maggior parte! Perché per mia grandissima invidia (e per quella di molti altri) esistono bipedi che riescono a riprodursi mettendo al mondo creature che più che dei bambini sembrano degli orsi in letargo.
Esistono mamme e papà che non conoscono una notte in bianco, non conoscono ne risvegli e ne cospleeing. Genitori che con comprensibile orgoglio e forse una buona dose di botta di sgnao (culo) hanno persino piazzato il figlio nella sua cameretta dalla prima notte trasformando la loro vita in “figlio? Quale figlio?? Ah si lui!”.
Insomma dei bambini che nell’ora della messa a letto diventano dei soprammobili misti ad ombre che si spengono alle otto di sera e si riaccendono il mattino successivo magari sotto un notevole frizionamento e richiamo continuo della mamma che deve uscire per andare lavorare. Magari anche arrivando in ritardo.
Ed è dura ammetterlo, ma un po’ (solo un pochino lo giuro) avrei voluto provare questo brivido anche io almeno per una volta. E, udite udite, mi è persino successo!
Lo ricordo bene perché dopo la prima intera notte di sonno dopo non so nemmeno io quanto tempo, mi sono svegliata di soprassalto credendo che mio figlio avesse smesso di respirare. Sensazione raccontata nel dettaglio anche da altre mamme con cui si è affrontato l’argomento in modo molto delicato perché sono pur sempre emozioni molto forti da accettare e realizzare. Un po’ come un sogno tanto bramato che finalmente si avvera nemmeno se si fosse vinta la lotteria Italia.
Al contrario di questi genitori dalla botta di sgnao (sempre culo) noi invece siamo sempre stati ampiamente posizionati nella categoria considerata purtroppo nella norma.
Io mamma mucca dal 25 novembre 2012, mi sono ritrovata ad allattare alle ore più impensate sia di giorno che, soprattutto, di notte. Ho persino più volte pensato di attaccare un insegna luminosa davanti alla porta di casa con scritto in caratteri cubitali “Distilleria da Giada: latte caldo quando vuoi”.
Ci ho riflettuto a lungo se farlo o meno fino arrivare all’inevitabile conclusione che se già esclamare per scaramanzia che tuo figlio dorme come un ghiro (nonostante non sia assolutamente vero) porti una jella indescrivibile, ammettere ai quattro venti che questo non è mai stato reale sarebbe stato come sparare sulla corce rossa delle camere del sonno.
Ci siamo quindi ritrovati negli anni ad adottare le più comuni strategie di sopravvivenza in presenza di mini bipedi sotto il metro ad altezza trascinandole di figlio in figlio anche quando il metro lo avevano bello che superato.
Abbiamo iniziato suddividendo il letto matrimoniale come se le piazze presenti fossero tre (e il nostro letto non è mai stato, purtroppo per noi, una versione King).
Con il figlio successivo si sono poi trasformate in quattro permettendo un movimento pari a quello di una sardina appena inscatolata che cerca di sgusciare via dalle coetanee tra una goccia di olio e l’altra. Finendo inevitabilmente in cinque con l’arrivo dell’ultimo bimbo.
Diciamo che tutte le partire di tetris giocate da bambina quando ancora il Game Boy era una console dallo schermo verde grande come un mattone per la costruzione di un palazzo in fondo, dopo anni, si sono persino rivelate utili.
Abbiamo imparato ad incastrarci l’uno con l’altro alla perfezione suddividendo gli adulti agli estremi del materasso con i piccoli al centro.
Un mix di gambe e braccia tale che per un certo periodo avremmo avuto bisogno del numero di telefono del mago Coppefield per riuscire sciogliere le decine di nodi che si formavano tra l’uno e l’altro.
Una scomodità che non ha nemmeno bisogno di essere spiegata soprattutto se consideriamo anche il disagio che portava dormire su un materasso pessimo come il nostro.
Considerando infatti che la camera da letto è stata acquista poco più di tre anni fa accompagnata da quello che ci hanno rifilato come materasso ortopedico, se avessi avuto il tempo ma soprattutto la voglia di smontarla pezzo per pezzo lo avrei fatto solo per riportarla al negozio che ha avuto il coraggio di mettere in vendita un obrobrio del genere. Materasso in primis.
Ho perso il conto delle volte in cui ho dormito con il piede di un figlio infilato nei pantaloni e una mano dell’altro sulla faccia ma non potrò mai dimenticare ogni singola volta in cui girandomi nel letto mi sono ritrovata con le molle incastrate nei glutei o nei reni.
Per tre anni ho e abbiamo dormito sopra un materasso che potrebbe pulire le scarpe persino ad un letto da fachiro. Un vero e proprio incubo.
Soprattutto se penso a quando ho dormito sul materasso del mio letto singolo per una vita intera senza mai lamentare fastidi o dolori, persino quando ci ritornavo di rado una volta andata via di casa. Un materasso che ai tempi i miei genitori pagarono bei soldoni ma che a distanza di anni continuava a valerli decisamente tutti.
Dopo aver quindi interpellato svariati Santi e Beati nel far si che questa tortura finisse, io che di materassi non ne ho mai capito una mazza mi sono ritrovata davanti ad un comunicato che mi presentava Tediber: l’incredibile materasso.
Già dal nome avevo immaginato che più schifo del nostro non avrebbe di certo potuto fare ma, sapendo anche di non intendermene affatto, ho deciso di fare qualche ricerca.
La prima scoperta è stata che un materasso di buona qualità soprattutto nei materiali utilizzati non potrà mai costare al di sotto delle 450 euro.
La seconda è che un materasso d’élite (come quelli che si usano negli alberghi a dodici stelle) possono persino costare più di 5000 euro. Cifre che equivalgono certamente ad una bella spesa (soprattutto la seconda) ma anche due informazioni che già spiegavano il perché negli ultimi tre anni avrei preferito infossarmi sotto la sabbia piuttosto che persistere in quella che ormai era una tortura notturna (amplificata notevolmente dalla presenza dei figli).
Insomma, nel caso del materasso, costoso è sinonimo di qualità e di pregio. Motivo per il quale quando ho visto i prezzi di Tediber non mi sono più di tanto scomposta.
Dovendo scegliere un nuovo materasso (ma soprattutto comodo) volevo essere certa che sposasse non solo le mie esigenze ma anche quelle di tutta la famiglia considerando anche il fatto che i minime di casa ogni notte migrano nella camera da letto come uccelli di primavera.
Era importante quindi che fosse compatibile e idoneo all’ormai per noi temibile allergia agli acari dello gnomo numero uno; era inoltre importante che fosse a prova di salto della quaglia e tuffi a bomba dello gnomo numero due e che fosse persino a prova di rigurgiti e vomiticci vari ed eventuali del non meno importante gnomo numero tre.
In poche parole a noi non sarebbe bastato un semplice materasso: quello che in realtà personalmente cercavo era solo un miracolo.
Un miracolo morbido al punto giusto, dove poter svenire la sera affondandoci la faccia e dove girando su me stessa come un balena spiaggiata non avrei fatto sobbalzare i miei bambini rischiando di svegliarli (principalmente per l’unico motivo dettato dal fatto che poi avrebbero obbligato anche me nel rimanere sveglia). E se questo miracolo fosse stato anche in memory foam oltre a tutto il resto, dopo anni di pubblicità di sirene accarezza cuscini, materassi e parure matrimoniali finalmente anche io avrei avuto la possibilità di sorridere tuffandomi a pesce orizzontale per cantare le lodi di questo incredibile materiale.
Avendo già visto le caratteristiche del mini-materasso di Tediber, confrontare le sue versioni per adulti non mi sarebbe di certo costato nulla.
Le caratteristiche del mini-materasso erano infatti fantastiche nulla sapendo che, in realtà, la versione da lettino non è nient’altro che quella da adulto ma in miniatura.
Ho scrutato ogni angolo del loro sito alla ricerca di qualcosa che non quadrasse. Ho controllato materiale per materiale, parola per parola e terminologia per terminologia ritrovandomi innamorata di un rettangolo 160×190 nel giro di poche ore.
Sapevo solo di volerlo provare perché da quello che fino a quel momento avevo letto, LUI doveva essere mio.
Dall’ordine alla consegna sono passati solo pochi giorni ma l’entusiasmo con il quale ho tolto il nostro vecchio rottame pieno di molle è stato uno dei più soddisfacenti della mia vita.
Se in cinque anni avevo desiderato ardentemente dormire almeno per dodici ore di fila, il giorno in cui mi hanno consegnato Tediber non mi interessava affatto quanto avrei dormito. Mi preoccupava e mi interessava solo il come.
Ho atteso il momento della messa a letto come non ho mai aspettato nessun uomo in vita mia (marito non ti offendere) e nel momento esatto in cui ero finalmente distesa dalla prima punta dei capelli all’ultimo angolino dell’unghia del mignolo è stato come se qualcuno mi avesse spento l’interruttore.
Non ho presente quanti risvegli ci furono quella notte da parte di Enea, quello a cui ripenso è solo che non ricordavo più quando fosse l’ultima volta che avevo dormito così bene non in quantità ma in qualità del sonno.
Esattamente come, ricordando della clausola “hai 100 gironi per provare il materasso e se non sarai soddisfatto potrai restituirlo e noi ti rimborseremo il 100% della tua spesa“, ho pensato “col cavolo che te lo rimando indietro!”
Inoltre saranno coincidenze (posizioni allucinanti a parte) ma ho notato che anche i miei figli hanno iniziato a dormire sonni più sereni (a questo prezzo mi sarei stupita del contrario).
Quindi o ho scoperto davvero un miracolo, oppure Tediber fa esattamente tutto ciò che promette sul suo sito.
Non voglio stare qui a decantare un prodotto che si descrive praticamente da solo, ma avendomi chiesto in molte notizie su questo materasso non ho potuto fare a meno che raccontare la nostra positivissima esperienza.
Anche perché, come ho già preannunciato prima, la spesa non è certamente irrisoria, ma se calcoliamo la possibilità di ammortizzarla in almeno una decina di anni di utilizzo garantito è sicuramente un importo che vale la pena investire.
Considerando soprattutto che una volta diventati genitori, quasi inevitabilmente la qualità del sonno cambia (in peggio… lo ricordo perché ci si può sempre illudere) e non potendo intervenire su questo fattore è meglio cercare almeno di rendere quei brevi ma intensi minuti con gli occhi chiusi un momento da godere a pieno.