La scuola è iniziata da circa due mesi, e con lei sono ritornate più prepotenti di prima moltissime vecchie abitudini.
Abitudini che aspettavamo di riprendere in mano da tempo.
Abitudini che abbiamo, tutti, fortemente desiderato rivivere.
Abitudini che, per quanto spesso non proprio amate, mancavano per dare a tutti quel senso di normalità che avevamo un po’ perso per strada. Abbiamo riabbracciato la scuola sposando le moltissime novità che si sono trasformate in nuovi usi e costumi del nostro quotidiano. E abbiamo fatto sì che tutto questo si amalgamasse ad una nuova vita mai sperimentata davvero fino a quel primo preciso istante.
A tanti nuovi gesti da conoscere e vivere però, si sono ricongiunti quelli vecchi. Quelli che erano mancati fino a che non si sono più potuti vivere.
Gli stessi che in fondo, forse, non sono poi mancati davvero.
Se infatti c’è qualcosa che a me da mamma non è affatto mancata, ma perché in fondo non è davvero mai scomparsa, è la maratona dei compiti nel fine settimana.
Gli stessi compiti che abbiamo parzialmente abbandonato l’inverno scorso per un figlio solo, e che da settembre si sono raddoppiati ritrovandoli anche a carico del figlio numero due.
E ricordo quell’entusiasmo di quella prima volta del “devo fare i compiti”. Lo ricordo bene perché oltre che ad essere la prima pagina di un nuovo libro tutto da scrivere, è anche l’unico momento in cui i miei figli hanno vissuto questo step con così tanto entusiasmo.
Perché, inevitabilmente, terminato il primo giro di prova e sperimentazione del rientro, i litigi per sedersi davanti ad un quaderno nel dover terminare le richieste delle insegnanti aumentano a dismisura. Di volta in volta.

Ed è così che i doveri, tanto mancati, ritornano ad essere una specie di incubo settimanale.
Abbiamo ripreso ad alzarci la mattina solo dopo almeno il sesto richiamo della sveglia. E anche dopo un’infinita ripetizione di nomi cantilenati, che rendono ancora più traumatico il tutto.
Abbiamo ripreso a dover rispettare gli orari scanditi dagli impegni e dalle regole. Le stesse, le ultime, che negli ultimi mesi erano state messe qualche volta da parte. Un po’ per stanchezza e un po’ per rassegnazione.
Abbiamo ripreso a scadenzare il tempo con una consapevolezza che si era persa, ma che piano piano è ritornata nuovamente all’interno delle nostre vite.
E nonostante sia stato difficile rimettersi in carreggiata, ma d’altronde a questo ci siamo abituati da sempre, abbiamo ripreso in mano quelle abitudini che ci fanno iniziare nuovamente le giornate per come eravamo abituati.
Giornate, e mattinate, marcate da moltissimi no. Dove ogni no è dettato dal cercare di non privarsi del tempo utile per non sforare il minuto.
Ogni mattinata di preparativi pre-scuola, è costantemente dettata dal “non metterti a giocare”, “non guardare la tv altrimenti non finisci la colazione”, “non fare i dispetti a tuo fratello”, e così via. E di esempi simili, potrei portarne a milioni.
E terminati i giorni feriali nel weekend, seppur anch’esso pieno di impegni, cerchiamo di regalarci più calma. Così come cerco di essere più flessibile con loro onde evitare di essere un generale per almeno gli ultimi due giorni della settimana.
E l’essere più flessibile comporta un mix di doveri e piaceri che mi coinvolgono a pieno, in ogni istante.
Il weekend corre via veloce per molti versi, ma allo stesso tempo ci regala una lentezza che in settimana non riusciamo mai a trovare.
Ritroviamo quei sì spesso negati durante la frenesia dettata dagli impegni e dalle scadenze impellenti. Quelle alle quali non puoi sottrarti.
Ritroviamo quei momenti di doveri obbligati, comunemente definiti compiti, dove l’uno al fianco dell’altro cerchiamo di venirne a capo. Anche annoiandoci e perdendo la pazienza.
Ritroviamo quei piaceri dettati dalle pause tra un dovere e l’altro, dove ci regaliamo sorrisi e del tempo da condividere con piacere.
Ritroviamo la voglia di stare insieme, perché sembra quasi che quei momenti ce li si sia davvero guadagnati. E, in fondo, da molte prospettive diverse è assolutamente così.
In quei due giorni alla settimana, ci regaliamo dei SÌ che di solito faticano ad arrivare.
Ci regaliamo quegli strappi alla regola che non sempre ci possiamo permettere.
E da questi SÌ ci rendiamo conto, ogni volta, come le cose piccole possano invece essere grandi.
Un film guardato tutti insieme sul divano, mangiucchiando qualcosa sotto una calda coperta e facendo più tardi del solito.
Truccarci come se fosse carnevale, anche se a carnevale mancano diversi mesi o è già passato da un pezzo.
Dipingere un po’ ovunque e con qualsiasi cosa, con lo strappo alla regola del disordine costante. Nonostante la mamma non lo sopporti poi moltissimo.
E ci regaliamo anche qualche coccola che solitamente, io per prima, cerco sempre di evitare per il mio modo univoco di vedere le cose.
Lo scorso weekend ad esempio, insieme al primo dei miei figli che è sempre oberato di impegni scolastici e non, ci siamo ritagliati del tempo insieme facendo una pausa da quella mole infinta di compiti prevista per il lunedì.
Ho “strappato” i quaderni e i libri dalle sue mani e, facendogli una sorpresa, ho chiesto lui di fare un gioco diverso dal solito. E sfoderando il mio telefono gli ho semplicemente chiesto di guardare lo schermo attendendo che il filtro di Fruittella ci indicasse una traccia.

La risposta quasi immediata fu semplicemente “travestiamoci insieme”. E così abbiamo fatto.
Grazie a qualche “semplice” accessorio, abbiamo finto di essere qualcun altro interpretando per un po’ due personaggi degli anni ’30.
Armati dei giusti accessori, ci siamo travestiti divertendoci in modo diverso e facendo sì che un altro tassello potesse congiungersi a quel puzzle madre e figlio che da otto anni cerchiamo fortemente di completare. E che vede ogni giorno dei nuovi pezzi da aggiungere diventando sempre più grande.
Un legame che tra alti e bassi si fortifica e che si dimostra positivo soprattutto per gestire quei momenti dove farsi ascoltare non è sempre un gioco da ragazzi. In una fase della vita di un ragazzino che inizia a mostrare i primi palesi segni di una desiderosa indipendenza non così semplice da conquistare.
Quella pausa, presa all’improvviso, mi ha fatto capire quanto alla sua età sia ancora così semplice riuscire a sorridere senza compiere grandi gesti.
Mi ha fatto capire quanto basti spezzare un momento di dovere, con uno di piacere, per riappropriarsi di un legame che si era “incrinato” per un obbligo imposto da un dovere solo poco tempo prima.
Mi ha fatto capire quanto vederlo felice è la cosa che più rende felice la sottoscritta.
Perché da sempre, almeno per la mia esperienza, i bambini non chiedono grandissimi sforzi da parte nostra. E altrettanto spesso non pretendono nemmeno irraggiungibili condizioni.
Quello che alle volte vogliono è semplicemente riuscire a dimostrare che lo stare insieme dovrebbe essere il primo dovere da parte di entrambe le parti. Anche se spesso sono momenti da dover incastrare tra molti altri doveri che, visto il bene che fa, semplicemente per qualche momento possono e devono essere accantonati.
E così in questo bellissimo pomeriggio io e Cesare negli anni ’30 ci siamo gustati le caramelle Crazy Mix di Fruittella con succo di frutta e solo aromi naturali, e grazie alla nuova confezione che contiene delle mini buste all’interno, sarà più facile per noi genitori concedere quel Sì consapevole.

Post in collaborazione con Fruittella