L’allattamento è sicuramente una delle più belle sensazioni che una donna può provare durante la maternità.
Gli istanti in cui il proprio bambino si attacca al seno succhiando con energia una parte di te diventando più grande e più forte è sempre motivo di orgoglio. Consapevole anche del fatto che i risultati visibili guardando il proprio bambino, sono tutti merito della donna che lo accudisce.
È un richiamo unico. Un emozione che va oltre ogni immaginazione.
Dopo la nascita i primi mesi di vita dipendono soprattutto da questo fattore. Le poppate, gli orari spesso inesistenti e non rispettati, le nottate tra seno e risvegli.
E nonostante spesso la stanchezza incomba, nonostante possano esserci degli attimi in cui si crede di non aver la forza di continuare ma solo quella di mollare, l’allattamento è di certo uno di quei momenti che nella vita almeno una volta bisognerebbe provare.
Anche perché allattare non significa dovere e poterlo fare per sempre.
Ormai è risaputo che allattare esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita del bambino è importante e che, dove possibile, sarebbe addirittura meglio riuscire a continuare nell’impresa fin dopo l’anno e magari anche fino ai compimento dei due.
Ma è vero anche che arrivati ad un certo punto della vita, anche per il cucciolo d’uomo lo svezzamento è importante.
A me però piace pensare che lo svezzamento non è una fase in cui “si toglie il vizio del latte” ma è semplicemente l’inizio di un periodo in cui il fabbisogno di un bambino inizia a cambiare necessitando “di qualcosa di più” rispetto al latte della mamma. Qualcosa che lo aiuti a crescere secondo una nutrizione aggiuntiva, sostitutiva e diversa e che lo introduca piano piano a nuovi sapori per permettergli di poter un giorno mangiare esattamente come mamma e papà.
È un momento di cambiamento importante per tutti.
Dove insieme ad un bimbo che sta inevitabilmente crescendo, anche i genitori crescono con lui vivendo in simbiosi questo importante cambiamento non sempre facile.
Ci sono poi mamme come me con il primo figlio, entusiaste di iniziare e speranzose che tutto vada per il meglio, cucinano ad ogni ora del giorno e della notte perché vogliono che il merito del benestare e della crescita del loro bimbo sia solo il loro. E altre mamme (come me con il secondo) dove si cerca di convincere il figlio a mangiare qualsiasi cosa che non sia solo latte concedendosi anche l’acquisto di omogenizzati perché con il tempo si è arrivati a capire che in fondo non si ha sempre il tempo e la possibilità di fare tutto.
Con il mio secondo bimbo infatti mi sono ritrovata spesso a dovergli dare le pappe fuori casa per svariati motivi e non sempre mi ritrovavo del tempo a disposizione per preparare il banchetto da portarci a spasso. Mi capitava di affidarmi quindi ai così detti pasti già pronti consapevole però che sarebbero stati buoni proprio come se io stessa li avessi fatti in casa e, forse, anche meglio.
Quello che infatti spesso nessuno dice è che gli omogeneizzati, nonostante siano alimenti già pronti mantenuti sotto vuoto, siano alimenti senza conservanti e attentamente controllati già dalle filiere molto più di quanto possano essere ispezionati la carne e il pesce che quotidianamente si comprano al supermercato o dal macellaio per cucinare in casa.
E poi comunque c’è baby food e baby food.
Anche in questo caso quindi bisogna saper scegliere e io, per quelle volte in cui ho deciso di affidarmi agli alimenti già pronti in vasetto o anche alla selezione del semplice biscotto da inzuppare nel latte ho spesso preferito HIPP.
Io che non sono mia stata un granché attenta a quello che mangio, per i miei bambini ho decisamente fatto lo sforzo di scegliere il meglio puntando così su un tipo di alimentazione completamente biologica.
Dopo aver parlato con moltissime mamme nella maggior parte dei casi le discussioni mi portavano sempre a questa soluzione. Confrontandomi con loro infatti scoprì che HIPP non era solo una azienda di produzione alimentare biologica per l’infanzia ma che, al contrario di altri brand, lo era da fin dalla nascita di ben 60 anni fa.
Questo ovviamente tranquillizzava e fortificava la mia scelta dove, nei pasti fuori casa, avevo la certezza di cosa acquistare e a quale prodotti affidarmi.
Prodotti che abbiamo continuato ad usare fin dopo la prima fase di svezzamento perché quando qualcosa piace non c’è la necessità di smettere di mangiarla.
[bctt tweet=”Basta solo usare la fantasia per riuscire a crearne qualcosa di nuovo e più adatto a quella fase della vita.” username=”mammachevita_g”]
In attesa di riaffrontare la fase dello svezzamento una terza volta, noi infatti continuano ad utilizzare i prodotti preferiti dei miei bambini per cimentarci in qualche esperimento in cucina dove ci divertiamo a creare pasticciando.
Creazioni che ci aiutano a ritagliare del tempo insieme facendo si che io riesca a dedicarmi a loro cucinando anche una merenda salutare diversa dalle solite scelte confezionate.
Possano essere biscotti, torte, crostate o qualsiasi cosa ci passi per la testa o qualsiasi desiderio ci avvolga lo stomaco.
Ci mettiamo li in cucina e semplicemente creiamo tutto con la nostra fantasia nell’attesa che anche il piccolo, dopo la sua fase di svezzamento, possa giocare insieme a me e ai suoi fratelli inventando ricette sempre diverse.